VI RACCONTO COME È NATA LA FESTA PATRONALE

 


Il nostro è un quartiere che si può definire giovane: sorto all’incirca negli ultimi anni 50, primi anni 60, infatti, alle poche case già esistenti da qualche decennio, se ne aggiunsero delle nuove e con il passare del tempo cominciarono a spuntare come funghi.
Gli abitanti andavano crescendo e con essi le relative necessità, per cui presto sorsero spazi verdi adibiti a giardini pubblici, servizi di ogni genere: studi medici, passaggio di autobus, negozi ed una Chiesa.
La struttura fisica della Chiesa non nacque con le prime case e quindi le Messe si celebravano, secondo necessità, in un garage, in una cantina, per cui la Chiesa assumeva un concetto ambulante, ma con ciò non meno significativo. Con il passare del tempo fu finalmente costruita quella, che oggi chiamiamo la CESETA VECIA, dedicata a S. Maria Ausiliatrice.
Nell’ambito della parrocchia, come al suo esterno, nacquero ben presto dei gruppi spontanei; in particolare ricordo la difficoltà di trovare un nome per la società sportiva che stava sorgendo, poiché anche il quartiere stesso non aveva ancora una denominazione.
Tra gli interessati, ricordo si disse: “Abitiamo e lavoriamo quasi tutti in via Pieve di Cadore, perché non chiamare la società sportiva U. S. Cadore?”.
E così fu!
Volonterosi e volontari diedero vita a diverse altre iniziative d’ogni sorta, tutte a scopo umanitario.
Nel 71 nacque anche l’AVIS CA DI COZZI, tuttora esistente. Durante una riunione delconsiglio direttivo AVIS del 76, un Padre della parrocchia, con la sua eloquente dialettica e con ben poca fatica, coinvolse l’intero gruppo, naturalmente ogni componente quale artista nell’arte culinaria, nell’iniziativa di una festa parrocchiale, con qualche piatto, ma con molto vino. Il 24 maggio 1976 si fece dunque la prima festa in onore di S. Maria Ausiliatrice, sotto il porticato della canonica; il menù prevedeva: bigoli con la sardela e minestron co’ i dialeti; naturalmente i mezzi erano di fortuna.
L’AVIS diventò sempre più grande, prese in mano le redini e si diede da fare battendo alle porte, chiedendo aiuti a commercianti, negozianti, a famiglie, tutti ben disposti. Grazie ad un amico impresario edile del quartiere, si dispose anche di impalcature che permisero di spostarsi dal porticato e di allargarsi, e al menù stesso si aggiunse polenta e mortadela.
Alcune signore organizzarono inoltre la pesca di beneficenza, gli Scout lavorarono sodo nel predisporre giochi per bambini e la chiesetta ospitò di sera spettacoli allora chiamati mattone su mattone: cori, musica, poesia, danza.
Con il passar del tempo, insomma, l’acquisto di nuovi mezzi fece riuscire la festa sempre migliore. Il 1981 segnò il boom della gastronomia: i piatti aumentarono e gli artisti in cucina si sbizzarrirono sempre più, rallegrati dall’entusiasmo del BACALIN e dalla musica dell’orchestra accompagnata dalle danze in piazza.
Nel 1993 nuove comodità: stands, tavolini, sedie e ombrelloni. Nel 1994, l’ultima festa; attendiamo ora quella del maggio 1995. Noi dell’AVIS vi aspettiamo numerosi a questo nuovo appuntamento per portare un contributo alle opere parrocchiali e per passare un’ora di letizia fra amici, sotto l’ombra del campanile che, con la sua grande croce bianca, ci guarda.
Insieme a noi vi aspettano i Padri, le signore della pesca con i loro fiori, gli Scout, le bocce.
Volutamente non ho voluto menzionare nessuno per il timore di dimenticare qualcuno. Voglio però ricordare Modena Giovanni, non più con noi, il quale fu un grande trascinatore nell’AVIS per la buona riuscita di questa festa.

Mario
Verona 23 febbraio 1995

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