I Cadorini
Cadore non è un personaggio, sebbene il termine viene usato anche se raramente come cognome, ma un posto delle Dolomiti; riguarda il quartiere perché una via si chiama appunto “Via Pieve di Cadore”. Lì si domiciliarono i primi abitanti del quartiere, tutti giovani e con tanti bambini, lì abitava anche la famiglia del parroco Don Pietro Casati.
Mossi da buona volontà, desiderosi di creare animazione nel quartiere, ancora senza nessun punto di riferimento, preoccupati dell’educazione dei figli, decisero di creare una associazione sportiva e la chiamarono “Unione Sportiva Cadore”. Don Piero ne era il responsabile spirituale e il maggior simpatizzante, Mario Marchi ne era l’anima e il “Capatazze”, Breda Mario e Carli Lino i fac-totum e ad essi si associarono e attivamente collaborarono, in tempi diversi, Molinari Arnaldo, Anzi Renzo, Marinoni Mario, Zangrandi Duilio, Bepo, Righetti Steno, Furlan Danilo, Verdi Giulio, Del Rizzo Mario, Stocco, Caola Mario e Sessa Giuseppe, Beltrame Mario, Fregonese Sante.
I genitori erano super felici e i ragazzi accorrevano a frotte. Il luogo di incontro era il terreno della parrocchia, dove avevano ricavato un campo sportivo, anche se non regolamentare, si servivano per i servizi logistici dei locali della parrocchia e gli adulti si incontravano al bar da Andrea o dal Gringo.
Tutti avevano qualche impegno da espletare, ma si erano costituiti in associazione con statuto e cariche elettive .I presidenti più in vista furono Furlan Danilo e Molinari Arnaldo, ma anche gli altri collaborarono attivamente per il progresso della società.
Dopo un periodo di felice spontaneità iniziale, si crearono collegamenti con il Centro Sportivo Italiano e Confederazione Gioco Calcio. Questo comportò un grande dispendio di energie ma i giocatori si sentivano in questo modo, ben inquadrati. Appartengono alla prima fase le partite, anche notturne tra gli sposati e gli scapoli, tra il clero e il Resto del Popolo di Dio, cose scritte negli annali della memoria personale.
Con l’andare del tempo le discipline si moltiplicarono, soprattutto per includere anche le ragazze, che culturalmente le escludeva dal calcio.
I Cadorini hanno fatto per oltre trent’anni la storia sportiva del quartiere. Quando è stata costruita la chiesa è stato loro assegnato un terreno in Via Locchi, trasformato poi in campo di calcio. Sono stati sempre i sostenitori e i collaboratori della Quattro Passi di primavera, che è risultata in Verona la prima marcia non competitiva.
Molti sono morti ma la loro memoria resta nel cuore di molti assai viva.