Aldo e Carla Coppari
Ci trasferimmo a Verona, nel condominio di via Osoppo 7, nel settembre del 1970. Mio padre Aldo era un ufficiale di Artiglieria corazzata e prese servizio al Comando F.T.A.S.E, mentre la mamma era casalinga. Io mi iscrissi alla quarta ginnasio del Liceo Classico “Scipione Maffei”, mia sorella Lucia, di un paio d’anni più giovane, iniziò a frequentare le scuole medie del quartiere.
Ponte Crencano era allora un borgo ancora in fase di espansione. Vi erano già stati innalzati edifici di edilizia popolare e altri, più ricercati, sarebbero sorti negli anni successivi. Era la propaggine verso Ovest di Borgo Trento e confinava con il quartiere Pindemonte, a vocazione residenziale, con le sue villette liberty e i loro giardini ben curati.
Il nostro era un quartiere giovane. Vi erano ampi spazi di terreno agricolo e non erano stati ancora piantati gli alberi e disegnati i giardini pubblici che ora lo rendono più accogliente ed elegante. Aveva alle spalle le magnifiche colline con l’eremo di San Rocchetto, meta di tante passeggiate. Via Mameli era una strada il cui traffico non impensieriva i genitori che ci permettevano di usare la bici o il motorino.
La chiesa di Santa Maria Ausiliatrice era il cuore del quartiere, ma non esisteva ancora l’edificio attuale. La parrocchia disponeva solo della struttura che oggi chiamiamo “salone”. Lì venivano celebrate le funzioni e nelle salette accanto si ritrovavano i giovani.
Il parroco era don Casati che aveva lanciato il progetto per la nuova chiesa che sarebbe stato ereditato da don Venturino che presto lo sostituì, assieme a padre Fausto e a padre Giuseppe. Con molto piacere ricordo anche la partecipazione al gruppo giovani di Dino, un giovane novizio che sapeva interagire con autenticità e simpatia con noi adolescenti.
Mia madre Carla iniziò a frequentare un gruppo di signore che si riuniva in parrocchia per i corsi di taglio e cucito e furono quelle le sue prime amicizie in quartiere.
Mio padre era molto assorbito dal suo lavoro e, nella seconda metà degli anni 70, prese servizio in Friuli, dove fu comandante della caserma dell’Ariete “De Gasperi” di Spilimbergo. Fu così che proprio lui ebbe la prontezza di organizzare immediati soccorsi per la popolazione duramente colpita dal terremoto del 6 maggio 1976. Fu un’esperienza per lui indimenticabile, così come lo erano state le missioni nel Polesine alluvionato e nel Vajont. Nei suoi ultimi anni di servizio, infatti, mio padre operò nella Protezione Civile a Mantova.
Papà era una persona generosa, competente, sempre affidabile ed era un formidabile organizzatore. I suoi tempi di reazione erano tempestivi, qualunque fosse l’evento da affrontare.
Nonostante fosse noto come “il generale”, aveva un temperamento molto cordiale e amava la compagnia. Il suo spirito fiorentino finiva sempre per emergere in una battuta spiritosa.
La mamma, veronese, una donna di delicata sensibilità, amava occuparsi della famiglia, coltivava interessi culturali per filosofia e archeologia e aveva una grande passione per la musica. In gioventù aveva affrontato seriamente lo studio del pianoforte e, considerato il suo talento, le era stata prospettato un futuro da concertista. Lei aveva però scelto di dedicarsi ai suoi cari.
Con il tempo il rapporto dei miei genitori con la parrocchia si fece più stretto ed entrambi offrirono con entusiasmo molto del loro tempo a varie attività. Mio padre fece parte del Consiglio pastorale e si dedicò fra l’altro al giornalino della parrocchia. La mamma diede la sua disponibilità quale organista e finalmente riprese a suonare anche il pianoforte di casa. Furono molto vicini a padre Venturino, padre Alcibiade e a padre Mario. Parteciparono anche a numerose gite, viaggi e pellegrinaggi.
Entrambi furono nonni adorabili per Ilaria, figlia mia e di Giuseppe, che fu battezzata nella nostra chiesa da don Venturino la notte di Natale del 1985. E don Venturino ha battezzato Simone, figlio di Ilaria e Nicolò, il 30 dicembre 2022, nel giorno della festa della Sacra Famiglia.
Papà morì il 2 luglio 2008 per una malattia inesorabile che ce lo sottrasse nel giro di poche settimane. Quell’anno avrebbe compiuto 80 anni. Fu un duro colpo.
La mamma si spense dolcemente nella sua casa, all’età di 96 anni, il 3 ottobre 2021, nell’abbraccio dei suoi affetti. Aveva dedicato gli ultimi anni alla preghiera, chiedendo a Maria soccorso e protezione non solo per i suoi cari, ma anche per tante persone che talvolta neppure conosceva, ma che si affidavano a lei per rivolgersi alla misericordia del Cielo. Negli ultimi mesi di vita riceveva con grande gioia le visite di padre Fausto e di padre Venturino.
La mamma era certa che la preghiera arrivasse sempre a destinazione, così come credeva fermamente che ad attenderla nella pace eterna ci sarebbe stato il suo Aldo.
Ci ha lasciato in dono la speranza.
Maria Fiorenza Coppari
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