Enrico Martini
Puoi impegnarti a cercare un qualche profilo, un tratto di vita, una traccia di notorietà di Enrico su Google, ma non troverai niente. Ti verrebbe da pensare che si tratti di un individuo chiuso nel suo anonimato, uno di quelli che ci sono ma nessuno nota, anche perché non danno fastidio. E invece Enrico era un personaggio di spicco negli ambienti che frequentava.
Aveva un “trascorso” di grande prestigio nel Corpo degli alpini, a cui apparteneva con il grado di Tenente, era stato un impiegato “di dirigenza” nella Cassa di risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e un attivo collaboratore e promotore di iniziative nel Club degli Alpini di cui era stato anche Presidente.
La sua attività, anzi la sua genialità, però, toccava ambiti e campi non percorsi prima e molto opportuni ed efficaci. Tra questi ha un certo rilievo la sua presenza nelle scuole elementari e medie di Verona e provincia dove presentava agli alunni gli avvenimenti della Prima Guerra Mondiale, risvegliando in essi il senso patrio, che in lui era così vivo.
Con la sua stazza e il suo viso un po’ burbero incuteva timore ma era attento, delicato; gli scout di cui aveva grande simpatia, lo avrebbero definito “un cuore tenero”, e infatti la amicizia, quando si stabiliva, era sincera e duratura.
La parrocchia è l’ambiente in cui ha profuso tante energie: nella Commissione economica, nella preparazione del presepio parrocchiale, nella festa patronale e in molte altre iniziative. Era pronto ad ogni chiamata, anzi preveniva le chiamate stesse, del parroco o di altri collaboratori ed amici.
Attento, acuto, competente, nel caso di dubbio si consultava e si documentava, di Martini ci si poteva fidare: ciò che passava dalle sue mani doveva avere sempre una soluzione, niente restava inconcluso.
Non erano i ruoli che comportano riconoscimenti che danno prestigio, no, ma ogni lunedì mattina “perdeva tempo” a contare la moneta in canonica, era pronto a regolare il timer del presepio, a caricare e scaricare quando era necessario, a cantare con la sua voce baritonale per sostenere il coro dei giovani, talvolta un po’ stiracchiato.
Sposato con Patrizia, è vissuto sempre in simbiosi con lei. La fede lo ha sostenuto, anche se con pudore faceva trasparire il suo interiore, ma la sua pratica religiosa, l’appartenenza a gruppi tipo l’Equipe Notre Dame, i suoi discreti accenni alle cose soprannaturali erano più che un indizio che in lui la spiritualità aveva fatto un certo cammino.
La folla numerosissima che lo ha accompagnato nel saluto d’addio e nel suo ultimo viaggio è un segno evidente che Enrico lascia dietro di sé una traccia e un ricordo di bontà e di positività.
La moglie Patrizia e il figlio Carlo ne sentono forte la mancanza ma ne portano avanti i valori, prova ne sia l’iniziativa “Progetto Enrico” per aiutare bambini del Brasile.
Agosto 2018
R.C.
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